Disagio Creativo n.003
Oggi per me finiscono “le vacanze”, o meglio le due settimane di stop che mi sono forzato a prendere. Non mi sono riposato per niente: troppi pensieri sull’imminente trasloco, (Roma è ancora la città giusta in cui stare?), su percorsi da lasciare e altri da iniziare.
Però sono felice di ritornare in azione 😃 Sarà un bell’autunno!
Questa settimana l’ho passata a Santarcangelo di Romagna, per il festival di cinema indipendente Nòt Film Fest degli amici Giovanni e Alizé. Sempre bello scambiarsi opinioni con creativi provenienti da ogni parte del mondo. Sogni simili, problemi comuni, tanta voglia di riempirsi di esperienze e cogliere nuove idee.
🤲 Il vaso e il filtro
È come se in ognuno di noi sia celato un contenitore che viene costantemente colmato di informazioni: accoglie tutti i nostri pensieri, sentimenti, sogni ed esperienze del mondo. Ma tutte queste informazioni non ci finiscono direttamente, come la pioggia che riempie un barile: vengono filtrate in un modo unico per ciascuno di noi. È come se distillassimo un originale concentrato di creatività dalla stessa “Fonte” di cui scrivevo la scorsa domenica.
Non vedo differenze tra registi, sceneggiatori, attori, o fotografi, pittori, musicisti, scrittori: non importa quali strumenti usiamo per creare, perché il vero strumento siamo noi, e il modo in cui vediamo l’universo che ci circonda. Ogni volta che un creativo decide di condividere ciò che fa, la sua opera potrà tornare in circolo e trasformarsi in materia prima per altri.
🤲 Cosa ricevere
Se vi siete esercitati con la proposta della precedente puntata, credo siate arrivati a una facile conclusione: le differenze sono così tante in tutto quello che osserviamo che è davvero facile trovare connessioni tra un semplice fiore e un’esperienza che abbiamo fatto, un film che abbiamo visto o chissà che altro.
Ecco, per fare un passo successivo nel stimolare le idee c’è un altro piccolo esercizio che trovo molto utile.
Scrivete in sequenza: un colore; un’esperienza che dovrete nominare con una sola parola, o, al posto dell’esperienza, una parola chiave. Ora avete un titolo, e le idee inizieranno a piovere. Scrivetene alcune, rileggetele il giorno dopo.
Sembra ‘na cazzata, ma è davvero efficace. Questo consiglio me lo diede Tim Ives, direttore della fotografia di Stranger Things — che intervistai qualche anno fa — il quale iniziò a usarlo costantemente dopo averlo letto in un trattato di storia dell’arte ai tempi dell’Università, in cui veniva riportata come abitudine dell’artista italiano — poi “francese” d’adozione — Gino Severini.
Un abbraccio 🤗
Luca