Disagio Creativo n.015

Qualcuno mi ha chiesto: «Perché non condividi dei tool online che usi nel tuo processo creativo nella newsletter?».

Si potrebbe rispondere in diversi modi, ma scelgo questa: perché Disagio Creativo è un non-luogo di respiro, o almeno… così è come lo vedo io, e tanto basta. È un mix di esperienze e letture pregresse che in qualche modo mi ha aiutato a comprendermi meglio, e penso possa essere utile anche ad altre persone. Nel frattempo la ricerca non si ferma, e Disagio Creativo diventa una spinta in più per scavare ancora, trovare altri punti di vista, nuovi spunti che possano risuonarmi, o risuonarti.

Detto questo, sto pensando di ampliare un pochetto il progetto 😉

Penso davvero che tutti siamo creativi, e come già scrissi, si tratta semplicemente di capire qual è il miglior nutrimento per far crescere la nostra personale piantina della creatività. Poi, la storia ci insegna che ci sono persone che la esprimono in modo tale da colpire molte anime, altri che riempiono solo se stessi, e altri ancora — più analitici — che la mettono a sistema per aiutare altri creativi ad esprimersi. Onestamente penso che tutti questi abbiano uguale diritto di sentirsi creativi, poiché danno seguito alle loro passioni.

Creata con Midjourney

Immagino che abbiate tutti più o meno una idea della teoria dei due archetipi primari della mente inconscia di Carl Gustav Jung (se vi ricordate, Simenon lo accennava nella sua lettera di risposta a Fellini che avevo riportato qui): Anima e Animus.

Ecco, l’Anima è, per farla breve, la parte femminile. Jung ritiene che il processo di evoluzione dell’Anima passa per lo sviluppo dell’emotività e della spiritualità e crea un nuovo paradigma cosciente che include processi intuitivi, creatività, immaginazione e sensibilità psichica verso se stesso e gli altri.

Ci sono un sacco di cose interessanti da leggere, soprattutto alcune evoluzioni del pensiero junghiano di fine XX secolo e inizio del nostro (tipo gli scritti di James Hillman): si può riassumere che per essere creativi serva essere empatici, facendo attenzione a non diventare “falsi empatici” (quindi bravi a leggere “a freddo” chi si ha di fronte per catturarlo/a nella propria ragnatela), tratto caratteristico delle personalità narcisiste che sicuramente anche tu hai conosciuto nel corso della tua vita.

Anche la teoria dei Six Thinking Hats di Edward de Bono, che vi accenavo la scorsa domenica, prevede un “cappello” — quello rosso — dei sentimenti, delle emozioni, dell’empatia.

C’è una ricerca scientifica del 2021 molto interessante, tra le molte che trovate online, realizzata dalla Università di Cambridge, che dimostra l’influenza dell’empatia nell’ottimizzazione della creatività (Empathy is the mother of invention: Emotion and cognition for creativity in the classroom).

Vi linko anche un articolo del mitico Piero Bianucci (storico giornalista e divulgatore scientifico), che ho trovato particolarmente interessante: La creatività, mix di autismo ed empatia.

Per oggi mi fermo qui che devo compiere una missione: fare le polpette di patate che faceva mia nonna paterna, la quale mi stava particolarmente antipatica, ma cucinava molto bene.

Un abbraccio 🤗

Luca

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